mercoledì 15 settembre 2010

Il peschereccio crivellato sul fiume

Don Camillo stava ridipingendo le vecchie panche della chiesa nel cortiletto sul retro della parrocchia quando fu raggiunto dal Morsetti in corsa che, trafelato ed ansimante, si schiantò contro il cancello facendo un baccano assordante.
"Reverendo", disse senza togliersi il cappello, "è richiesta la sua presenza immediata in riva al fiume all'altezza del Mortino"
"Perchè? Cosa è successo?" chiese Don Camillo col pennello in mano.
"Non lo so, reverendo, ma sono tutti scossi e il sindaco si sta dirigendo lì col maresciallo e l'ambulanza!"
"Il signor sindaco ne avrà combinata una delle sue, come al solito!", sbruffò Don Camillo salendo sulla bici.

Raggiunta la riva vide, attraverso la folla di curiosi, la barca del Calciadro, l'assessore comunale, crivellata di colpi che pareva una vecchia padellaccia per le castagne.
"Cos'è successo?", chiese Don Camillo al sindaco.
"Quei malnati di Parognano! La pagheranno cara! Reverendo, una motovedetta di Parognano ha scaricato la cartucciera sulla barca del Calciadro! Sopra c'erano quei quattro poveretti che ha al soldo per andar a pescargli il pesce e Milo, il figlio"
"Si son fatti male?" domandò preoccupato don Camillo.
"Son rimasti feriti di striscio, ma qui ci va di mezzo l'ordine costituito! Dicono di non averli riconosciuti come dei nostri, e che han chiesto tre volte di identificarsi e loro non hanno risposto!".
Il Sindaco non ci vedeva più dalla rabbia, e ne aveva tutte le ragioni.
Qualche giunta comunale fa, durante la grande guerra, il podestà e la sua banda invasero Parognano, esclusivamente per dimostrare la propria forza alla provincia e per far capire a certe teste calde di essere all'altezza di certe imprese. Poco dopo lasciarono il paese, ma quella breve parentesi non fu tanto breve da essere dimenticata facilmente dai paroniani. Per molto tempo in paese la giustizia e la correttezza dovettero cedere il primo posto nella piramide delle priorità al debito morale puntualmente sottolineato da Parognano in ogni occasione conveniente. Più volte si dovette restare in silenzio, ma ora si passava il segno.
Don Camillo si avvicinò alle moglie ed ai figli dei feriti, rassicurandoli sulla loro pronta guarigione.
"Reverendo", disse la moglie del Pazzini, il pescatore più giovane,"mio marito è stato colpito al braccio. Anche se in ospedale lo cureranno a dovere, noi non abbiamo soldi neanche per permetterci una garza, gli verrà un'infezione!". Don Camillo ascoltò angosce simili anche dalle altre mogli promettendo un positivo avvenire per i loro cari, pensando di prelevare qualcosa dal fondo per la ristrutturazione del porticato della chiesa.

"Concittadini!", iniziò ad improvvisare il sindaco col braccio alzato, sicuro di raccogliere consensi qualunque cialtroneria avesse versato su quel popolo animato dall'indignazione. Una mano gli afferrò il braccio e lo tiro giù, una mano di prete: "Signor Sindaco, oramai che son qui e, sia lodato Dio, non c'è nessuna estrema unzione da fare, permette che si scambi due chiacchiere?"

Don Camillo si trascinò il Sindaco lontano dalle orecchie di paese, e lo guardò come un babbo guarda il figliolo che ha combinato una marachella imperdonabile che poteva finir peggio di com'è andata.
"Signor Sindaco, ha intenzione di star zitto anche stavolta? Dopo che cinque persone stavano per rimetterci la pelle con tutta la camicia?"
Il Sindaco strappò il braccio dalla morsa del prete. "Reverendo, ha sentito bene che non ho intenzione di starmene qua a dire che non è niente! Io..."
"Ed allo stesso modo, Signor Sindaco,", continuò Don Camillo,"ha intenzione di parlare, proprio adesso? Da qualche parte, in casa, dovrei avere dei fogliacci che, per caso, raccolsi nelle vicinanze dei cassonetti del Comune per incartarmi i sigari che avevo appena acquistato al salietabacchi. Non mi misi a guardarli subito, ma a casa, scartandoli, notai che c'era su la vostra firma."
Il pretone cominciava a fare voce grossa. "Quel foglio era una copia dell'accordo tra voi e Ghedani, il sindaco di Parognano - non ricordo dove l'abbia messo ma sicuramente in un posto sicuro - dove richiedete il loro aiuto per arginare la massiccia entrata di stranieri nel nostro paese autorizzando le loro motovedette ad intercettarli ed ingabbiarli in casa loro, ed a sparare persino nelle acque del nostro Comune, in cambio di solo il buon Signore sa cosa. La data corrisponde a quando venne a stare qui qualche giorno, con tutto quel codazzo di fenomeni da baraccone, si ricorda? "
Il Sindaco trasalì, con sguardo colpevole. "Don Camillo, mi deve aiutare. Non pensavo che sarebbe successo niente di grave, mi avevano promesso che tutto sarebbe rimasto nei limiti dell'intimidazione, ma qui fischiano pallottole! Non erano questi i patti, mi deve credere."
"Signor Sindaco, se entro stasera non trova il modo di annullare l'accordo, sicuramente domani mattina al risveglio scoprirete che ho improvvisamente ricordato dove ho messo quei documenti. Ha rischiato di avere sulla coscienza la vita di uomini veri, fatti di carne e d'ossa, e non di gesso come voi. E potrà averne, se non fa quel che ho detto."

Don Camillo, tornato nel suo cortile, si sedette a fare due tiri.
"Gesù, ma roba da matti. Qua si sparano nel fiume, sotto casa nostra. Fanno accordi con i farabutti e poi si spaventano alla prima azione. Giocano con le vite altrui. Come fate a perdonarli, Signore?"
"Don Camillo, finchè si torna indietro in tempo...", rispose Gesù.
"Se non ci fossi io, Gesù, questo posto sarebbe l'albero della cuccagna del diavolo."
"Bravo Don Camillo, pecchi di superbia?"
"Sia mai, Gesù. Solo che aiuto talmente tanti asini qua in giro a rimediare ai loro peccati che... Signore, questo è il mio compito. Per questo mi avete mandato qui."
"Ti dirò, Don Camillo, ti ho trovato per caso. Con la stessa casualità con la quale tu hai trovato quei documenti, proprio nelle vicinanze dei cassonetti del comune..."
"Ho detto "cassonetti", Gesù? Una semplice distrazione... volevo dire "cassetti"."
"Ti sei fatto beffe del settimo e dell'ottavo comandamento del Signore Dio tuo in un colpo solo, Don Camillo."
"Ma a fin di bene, Signore. Ora il Signor Sindaco non metterà più a rischio altre persone e..."
Don Camillo vide la moglie del Pazzini e le altre entrare in chiesa con dei grossi ceri.
"Gesù, dovete premiare la loro fede, non possono permettersi le garze..."
"Non più, Don Camillo. Ognuna di loro ha ricevuto una piccola donazione da un misterioso benefattore, abbastanza per pagare il materiale per curare i cari una volta a casa."
"Un misterioso benefattore? E chi..."
 Don Camillo capì, e con lui il Signor Sindaco.

lunedì 13 settembre 2010

L'imMondo Piccolo di Don Camillo

"...erano immischiati vecchi
possidenti e ragazze..."














Don Camillo era uno di quei tipi che non hanno peli sulla lingua e, la volta che in paese era successo un sudicio pasticcio nel quale erano immischiati vecchi possidenti e ragazze, don Camillo durante la messa aveva cominciato un discorsetto generico e ammodino, poi a un bel momento, scorgendo proprio in prima fila uno degli scostumati, gli erano scappati i cavalli e, interrotto il suo dire, aveva gettato un drappo sulla testa di Gesù crocifisso dell'altar maggiore perché non sentisse e, piantandosi i pugni sui fianchi, aveva finito il discorso a modo suo, e tanto era tonante la voce che usciva dalla bocca di quell'omaccione, e tanto grosse le diceva, che il soffitto della chiesetta tremava.

da "Mondo Piccolo - Don Camillo", di G.Guareschi. 1948.